Ospite d’onore lunedì 13 luglio presso Casa della Carità il nostro Arcivescovo, Cardinale Giuseppe Betori.
L’occasione è stata quella di confrontarsi sul periodo legato all’emergenza sanitaria del coronavirus e ringraziare per l’impegno che volontari e operatori hanno garantito in queste fasi così difficili.
Tanti di loro hanno raccontato le loro esperienze offrendo tanti spunti di riflessione oltre a testimoniare l’esempio prezioso di solidarietà che hanno offerto a chi aveva più bisogno.
“Che ne facciamo di tutto quello che è successo?” Inizia così l’intervento del Cardinale. E così prosegue. “Quel che è successo è stata un’esperienza di chiusura durissima. Ci hanno detto di chiuderci, cosa che va contro l’istinto dell’uomo che al contrario è relazione. E quando lo abbiamo fatto, mi auguro che ognuno di noi abbia potuto capire che non tutta la dispersione, che a volte dominava la nostra vita, era di fatto un bene di relazione. A volte si traduceva in una perdita di noi stessi nella massa, nei consumi, in tutto quel mondo che era proprio l’inutile nella vita.
Allora il mio auspicio e il mio augurio, per ciascuno di voi, per me per primo, è quello che dalla chiusura di questo periodo, noi possiamo cogliere l’importanza dell’interiorità, che è la sola realtà che ci può muovere fino in fondo. Guai se ci fossimo chiusi per separarci dagli altri e non per ritrovare noi stessi. Se ora, in un momento meno chiuso, come quello che speriamo sia di fronte a noi e che speriamo sia sempre più foriero di relazioni, noi portiamo con noi stessi il bisogno di un momento intimo, interiore e di una ricerca dell’anima, credo che anche il tempo brutto del lockdown può averci insegnato qualcosa.”