Emergenza freddo
Il racconto di un’iniziativa dedicata ai senza dimora
L’esperienza dell’accoglienza invernale si è appena conclusa. Anche quest’anno il servizio del Comune di Firenze gestito dalla Fondazione Solidarietà Caritas ha permesso alle donne e agli uomini senza dimora di non soffrire il freddo restando all’aperto, ma ha permesso loro di ripararsi all’interno di strutture adeguate.
“Mai come quest’anno è stato fondamentale essere accanto a chi ha più bisogno – dice Lorenzo Chiari responsabile del progetto – l’isolamento a cui tutti noi siamo stati sottoposti è stato ed è tuttora traumatico e molto pesante, soprattutto per chi non ha nessuno su cui poter contare e da cui essere accolti”.
Ed è proprio l’accoglienza, l’elemento fondamentale del progetto dell’accoglienza invernale. Non solo strutture offrono un posto dove dormire e una cena calda, ma anche un luogo dove potersi sentire accolti e dove poter trovare uno spazio di ascolto.
“Qui ho trovato un posto sicuro. Non sapevo dove andare dopo aver perso il lavoro a causa del Covid e avevo timore di rimanere per strada.” Queste le parole di Mohammed.
Queste sono una delle tante voci che si incontrano nelle quattro strutture dedicate all’accoglienza invernale che solo quest’anno ha accolto donne e uomini in quattro strutture.
E ancora:
“Per fortuna non sono rimasta sola. Avevo paura. Ho anche ricominciato a cucire perché ci hanno dato delle macchine per poter passare del tempo facendo qualcosa di diverso”. Così invece Irina, una delle tante donne accolte che racconta del laboratorio di cucito organizzato dagli operatori.
Il servizio del Comune di Firenze, ha come obiettivo quello di garantire un posto sicuro dove poter dormire durante i mesi invernali (da dicembre alla fine di marzo, salvo proroghe) e di poter monitorare le persone più fragili indirizzandoli verso i servizi del territorio. Per questo, molti di loro negli anni sono stati direzionati al servizio orientamento al lavoro della Fondazione Caritas che analizzando le richieste e le potenzialità ha inserito molti di loro in corsi di formazione. Altri, sono stati supportati in un percorso di assistenza legale o sanitaria del territorio.
Nessuno quindi viene lasciato solo, ma ognuno a partire dalla propria storia e dai propri bisogni ha potuto trovare un luogo di accoglienza e un posto da cui uscire per poi magari iniziare un nuovo percorso di vita.