L’Importanza delle misure alternative per il reinserimento sociale dei detenuti
L’esperienza del Samaritano, raccontata dalla Responsabile Alina Cristina Tamas al Convegno su carcere e giustizia riparativa insieme all’Università di Firenze.
Questo articolo nasce da un intervento fatto da Alina Cristina Tamas, responsabile del centro di accoglienza Il Samaritano dell’area giustizia di Fondazione Caritas, durante il convegno “Carcere e Giustizia Riparativa: Un Percorso di Riforma in Atto. A Che Punto Siamo in Toscana?” organizzato dalla Fondazione Caritas in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Giuridiche e la Scuola di Giurisprudenza dell’Università di Firenze. L’incontro ha esplorato il tema della rieducazione dei detenuti, analizzando le attuali condizioni carcerarie e proponendo alternative alla detenzione tradizionale.
“Le pene devono tendere alla rieducazione del condannato”
Articolo 27 della Costituzione italiana
La nostra Costituzione lo afferma chiaramente: le pene devono servire a rieducare, non solo a punire. L’obiettivo deve essere il reinserimento sociale del detenuto, evitando che torni a commettere reati. Purtroppo, nella maggior parte delle carceri italiane, questi diritti non vengono rispettati. Il carcere da solo non è sufficiente, soprattutto per i tossicodipendenti che non ricevono assistenza adeguata. I dati sono preoccupanti: il tasso di suicidi è quattro volte superiore rispetto all’esterno, e i detenuti soffrono di isolamento, dipendenza da psicofarmaci, e violenze.
Non possiamo aspettarci che i reati spariscano e che le pene non vengano applicate, ma sono i percorsi di reinserimento a fare la differenza. Se il detenuto viene trattati con dignità, come persona che sta pagando per gli errori commessi, si sentirà inserito, capace di riprendere un percorso, e avrà quindi maggiori possibilità di reintegrarsi nella società.
Cosa succede quando una persona esce dal carcere?
Molti ex detenuti, soprattutto stranieri, si trovano senza legami, famiglia, casa, lavoro o documenti. Dopo mesi o anni in carcere senza supporto, escono confusi, arrabbiati e spesso tornano a delinquere. È fondamentale ascoltarli e offrire loro supporto per evitare che si perdano nuovamente.
Quali sono le risposte?
Esistono tre principali alternative alla detenzione:
– Semilibertà
– Affidamento in prova al servizio sociale
– Detenzione domiciliareQuali sono i risultati?
I dati Antigone (Osservatorio sulle condizioni di detenzione) mostrano che le misure alternative sono aumentate notevolmente: da 18.000 nel 2000 a quasi 74.000 nel 2022. La recidiva tra i detenuti che seguono questi percorsi è del 2-3%, rispetto al 70% di chi sconta tutta la pena in carcere.
Perché non investire di più in strutture alternative?
Il Comune di Firenze eroga il servizio tramite la casa Il Samaritano, un centro di accoglienza residenziale maschile per adulti gestito da Fondazione Solidarietà Caritas e che conta quattordici posti letto per persone in Misura Alternativa alla Detenzione (MAD), più altri quattro per i cosiddetti “permessanti”, coloro che usufruiscono di un permesso premio per uscire temporaneamente dal carcere. Le domande di ingresso vengono valutate mensilmente dal Coordinamento Area Detenzione, che include Il Samaritano, l’Associazione C.I.A.O e un assistente del Servizio Sociale del Comune di Firenze.
I posti disponibili, però, sono pochi se si considera che i detenuti della casa circondariale di Sollicciano sono seicento uomini, cinquanta donne, più altre novanta persone che si trovano presso l’istituto penitenziario Mario Gozzini. Per i detenuti e gli ex detenuti la mancanza di un alloggio, oltre a rappresentare un disagio personale e sociale, si trasforma spesso in un vero e proprio impedimento rispetto alla fruizione di un diritto.
Gli ospiti della casa Il Samaritano sono accompagnati da un’equipe di educatori e, settimanalmente, da uno psicologo. La persona viene seguita a 360 gradi partendo dall’ascolto e dall’accoglienza. Il supporto va dal recupero dei documenti necessari, all’orientamento e alla formazione lavorativa, alla ripresa di contatti con i familiari, alla creazione di percorsi per la tossicodipendenza, dove necessario, con il Centro di Salute Mentale. Qualche ospite viene impegnato nella vendita, presso le parrocchie, del giornale di strada Scarp de Tenis con il fine di acquisire indipendenza e una ripresa sana di contatto con il territorio. Il prossimo obiettivo è quello di attivare la medesima struttura dedicata all’accoglienza delle donne che, al momento, a Firenze manca del tutto.
Fondazione Solidarietà Caritas Firenze, oltre ai servizi residenziali, dispone di uno sportello MAP – LPU (Messa Alla Prova – Lavori di Pubblica Utilità) al quale si sono rivolte novantacinque persone attualmente in carico e centoventi in lista di attesa.
Investire in queste tipologie di strutture e servizi è cruciale per tendere davvero alla rieducazione del condannato, per ridurre il tasso di recidiva, e per permettere quindi un vero reinserimento dei detenuti nella società.